Skip to main content

Full text of "Isabella de' Medici : opera seria"

See other formats


0112) 

ISABELLA  DE’  MEDICI 


DEL  MAESTRO 

]f  H  ®  H 31 E  © @  IEH©  ©E 

DA  RAPPRESENTARSI  LA 


NEL 


TEATRO)  GRANDE  DI  TRIESTE 


La  Quaresima  del  1 8 4  5, 


TRIESTE 
TIPOGRAFIA  WEIS 


A  SPESE  DELL’  IMPRESA. 


MUSIC  LIBRARY 
UNC--CHAPEL  HILl 


A  chi  leggerà. 


Isabella  de 3  Medici ,  figlici  del  granduca  Cosimo  e 
sorella  del  granduca  Francesco  marito  in  secondi  voti 
della  famosa  Bianca  Capello ,  fu  donna ,  che  per  gioventù , 
bellezza  ed  ornamenti  di  lettere  ,  di  musica  ,  di  poesia 
formo  lungamente  la  delizia  della  corte  toscana.  Così 
avesse  ella  congiunto  ai  doni  di  natura  e  di  fortuna  la 
purezza  del  cuore  e  V  integrità  del  costume! 

Moglie  a  Paolo  Giordano  Orsini ,  da  cui  tosto  si 
separò  j  dopo  breve  e  tempestosa  vicenda  di  illeciti  amori 
rivocò  da  Roma  il  marito  e  si  ricongiunse  a  lui  nel  1 5^6, 
anno  di  giubileo. 

Ma  la  pace  non  fu  che  apparente:  pochi  giorni  dopo 
nella  villa  di  Cerreto  ,  ove  gli  sposi  sJ  erano  condotti  per 
assistere  ad  una  partita  di  caccia ,  di  nottetempo  il  marito 
la  strozzò. 

Nello  stesso  anno  ,  ed  anzi  nello  stesso  mese  ,  e  per 
le  stesse  cagioni ,  Piero  de  Medici,  altro  fratello  del  duca , 
aveva  pugnalata  in  Cafaggiolo  la  propria  consorte  Eleo¬ 
nora  di  Toledo,  bellissima  aneli  essa  e  giovanissima.  Sono 
tragedie  orrende ,  e  ne  imboccano  le.  storie  di  quell  epoca. 


Cade  nel  medesimo  anno  la  congiura  di  cui  furono 
complici  Cosimo  Ranieri ,  Ristoro  Maccliiavelli  s  Giovanni 
A  Itovi  ti,  e  Tlncenzo  Martelli  d3  ordine  del  granduca  presi 
e  giustiziati.  (*) 

L3  autore  di  questi  versi  non  pretende  d3  avere  com¬ 
posto  ne  un  dramma  nè  un  melodramma :  per  le  poche 
scene  cucite  insieme  alV  uopo  della  musica  egli  implora 
quella  indulgenza ,  clic  le  strettoje  fra  cui  giacque  gli  do¬ 
vettero  meritare . 


'")  V.  Morbio.  -  Storia  de’  mutiicipj  italiani,  Voi,  IV, 


PERSONAGGI. 


ISABELLA  DE’  MEDICI,  moglie  in  secondi  voti  di 
signora  De  -  Giuli  -  Dorsi  Teresa 

Cantante  di  camera  di  S.  M.  il  re  di  Sardegna. 

PAOLO  GIORDANO  ORSINI 
signor  Marini  Ignazio 

ADELE ,  figlia  dell’  Orsini  di  primo  letto  e  moglie  di 
signora  Viola  Virginia 

GUALTIERO,  romano 

signor  Della  Longa  Carmelo 

COSIMO  RANIERI 

signor  Demi  Stanislao 

RISTORO  MAC  CHIAVELLI 
signor  Caspani  Vincenzo 

GIOVANNI  ALTO  VITI 
signor  Crosa  Carlo 

LUCA  DEL  PRATO 

signor  Corazzari  Francesco 

LUCREZIA  DI  FRESCOBALDI,  dama  d’onore  d’isabella 
signora  Pusterla  Teresa. 

Coro  > 

di  Cittadini  e  Contadini  d’  ambo  i  sessi. 

Penitenti  bianchi  -  Cavalieri  c  Dame  -  Congiurati  ecc. 


Musica  del  signor  Maestro  Federico  Ricci. 


Gentiluomini  Fiorentini 


L'azione  segue  parie  in  Firenze,  parie  nella  villa  eli 

Correlo  :  anno  1576 . 


Maestro  Direttore  della  Musica 

Federico  Ricci . 


Primo  Violino  Direttore  per  P  Opera 

Paolo  Coronini 

Primo  Violino  Direttore  per  i  Ballabili 

Gius.  Alessandro  Scaramelli . 

Maestro  Istruttore  de’  Cori 

Francesco  Desirò 

con  Numero  16  Coristi  e  10  Coriste. 

Suggeritore  e  Copista 

Girolamo  Carpanin . 

Pittore  Scenografico 

Pietro  Pupilli. 

Inventore  e  Direttore  del  Macchinismo 

Giacomo  Caprara . 

Capo  Sarto 

Giuseppe  Pancaldi. 

Il  Vest  iario  è  di  proprietà  di 

Pietro  Rovaglia  e  Comp.  di  Milano . 


Attrezzista 

Lazzaro  Rogna . 

Ili  umiliatore 

Angelo  Slradella. 


7 


ATTO  PRIMO 

Piazza  della  Signoria  parata  a  festa.  —  Di  fronte 
il  palazzo  del  gran  Duca.  Cuccagne  e  fontane 
che  gittano  vino  ec. 


SCENA  PRIMA. 


Coro  di  cittadini  e  contadini  d’  ambo  i  sessi ^ 
che  danzano  e  tripudiano.  In  disparte  sul 
davanti  della  scena  Cosimo  Ranieri,  Ristoro 
Macchia  velli,  Giovanni  Altoviti,  e  Luca  del 
Prato  ristretti  in  crocchio  stanno  osservando 
la  festa. 

Coro 


L’ 

anno  santo ,  eh’  è  passato 
Tutti  i  debiti  ha  pagato  : 

L’  usurajo  fa  baldoria 
De’  suoi  libri  di  memoria.  - 
Or  che  il  secolo  è  pentito 
Via  P  acciuga  e  il  pambollito: 
Su  beviam ,  cantiamo  in  coro , 
Torna  al  mondo  l’età  d’oro. 
Parte  del  Coro  Viva  il  gran  Duca!  Egli  è 
Più  grande  d’  ogni  re  !  - 
Altri  La  povera  duchessa 

Viva  moli’ anni  aneli’ essa! 

Giù  la  Bianca  -  e  seco  vada 
Ogni  strega  a  lil  di  spada  — 


Altri 


8 

Altri  ancora  Ed  Isabella,  e  Piero  alzili  le  fronti, 

Tornino  a  nuove  gioje,  a  nuovi  amor! 

Ran.  \ 

Macc.  \  (Arno,  t’arresta,  e  voi  franate,  o  monti, 

Alt,  t  Scpellite  l’ infamia  di  costor  !) 

del  Fra,  ; 

Donne  Siam  forosette  e  cittadine  insieme, 

E  la  ridda  meniamo  allegramente  - 
Danzare  e  amare  insino  albore  estreme,.. 
Di  tutto  il  resto  non  sappiamo  niente  ! 


Coro 


Ran, 

Macc. 


Coro 


Ran. 

Macc. 

Alt. 

del  Pra. 


Sei  pur  bella,  o  Firenze,  che  posi 
Come  sposa  entro  letto  di  fiori, 

Notte  e  dì  venticelli  amorosi 
Ti  consolali  di  molli  tepori  : 

Di  giardini  t’ ingemmi  e  di  fonti 
Qual  regina  in  sua  possa  sicura. 

Ti  ricingi  di  torri  e  di  mura 
Vergili  forte  e  fedele  all’  onor  ! 

(Sei  pur  triste,  o  Firenze,  addormita 
Turpemente  sul  letto  dei  vili; 

Dove  infame  si  vive  la  vita 
Qual  mai  prò  di  tant’  opre  gentili*? 

Cadde  Siena;  tu  baci  la  mano, 

Che  t’  ha  d’  onte  e  di  scherno  pasciuta  — 

0  venduta  per  sempre  venduta 
Serva  abbietta  d’  abbietto  Signor  !) 

Che  si  dice  da  color?.. 

Dalli,  dalli  -  ai  traditori  ( precipitandosi 

addosso  ai  quattro ) 

Accorr’  uomo!  ( difendendosi ) 


SCENA  II. 


9 


Gualtiero  colla  spada  sguainata ?  indi  Giordano. 

i 


Guai. 


E 


Eccomi  a 


voi. 


( ponendosi  a  loro  difesa) 

Gior.  (lo  trattiene ) 

Imprudente  che  fai  ?  Qui  giunti  appena  x 
Vuoi  tu  perderci  entrambi?  (/a  folla  si  disperde ) 
Guai.  Io  far  volea 

Gentile  opra  non  rea  ; 

Io  difender  sperai  quei  cavalieri. 

Gior.  Qui  non  son  cavalier.  Qui  v’  è  un  Signore 
E  una  mandra  — 

Guai.  0  Firenze  ! 

Gior.  0  giovili  core  ! 

Odi,  Gualtiero,  e  ne  fa  senno.  Tutto 
Che  qui  vedi  è  menzogna,  onta  c  delitto. 

Chi  m’  assecura,  che  la  pace  istessa, 

Che  m*  han  la  moglie  ed  il  cognato  olferta, 

Non  celi  insidia  e  nimistà  coperta  ? 

Guai.  Perchè  dunque  venir  ì  Quieto  asilo 
Roma  pur  t’  era  ? 

Gior.  È  ver . . .  ma . . .  dirte  '1  deggio  ? . . 

Colei  che  m*  ha  tradito 

Che  mi  tradisce  or  forse...  ebbene...  io  l’amo 
Io  l’amo  sempre  la  mia  donna...  assai 
Più  che  quella  gentil  che  il  ciel  mi  tolse  , 

Più  che  la  madre  di  mia  figlia  io  1’  amo  ! . . 

Ma  tu  almen ,  cui  di  padre  in  loco  io  venni, 
Quando  in  Adele  ogni  mio  ben  ti  diedi, 

Tu  almen  ledei  mi  sarai  sempre ‘I.. 

Guai .  E  il  chiedi  ? 

Movea  diserto  ed  orfano 
Per  calle  aspro  di  guai  — 

Sul  mio  sentiero  un  angelo 
Vidi  -  mi  scossi  -  amai! 


10 


Gior. 


Guai 
Gior . 


Guai 

Gior. 

Guai 

Gior . 

a  2. 


Laura  disparve:  in  lagrime 
Lasciommi  e  in  abbandono . . . 

Quant’  or  posseggo  e  sono 
Del  tuo  bel  core  è  don. 

Ah  !  se  cortese  hai  1*  anima 
Siccome  il  labbro  hai  grato, 

Se  colla  man  dell’  unica 
Figlia  t’ho  a  me  legato, 

Or  tu  d*  affetto  vigile 
■  Sorveglia  i  passi  miei, 

Tu  il  protettor  qui  sei, 

Il  bisognoso  io  son. 

Parla. 

Agl’  inganni  nuovo 
Di  questa  corte  infida 
Col  cieco  Dio  per  guida, 

Se  in  te,  se  in  te  non  trovo 
Soccorso  nel  periglio, 

Chi  mi  difende,  o  figlio, 

Dal  medicèo  pugnai*? 

È  ver! 

Fumano  ancora 
Le  piaghe  di  Leonora 
Tra  i  baci  e  i  molli  accenti 
Dal  reo  marito  aperte  : 

Di  tali  abbracciamenti 
Son  qui  le  gioje  offerte 
Dal  letto  conjugal! 

Assai  dicesti.  Teco 

Sarò  costante  -  il  giuro  — 

M’assista  il  ciel  così! 

Or  che  Gualiero  è  meco , 

Andiam  -  dal  cor  sicuro 
Ogni  timor  fuggì. 

Congiunti,  serrati  pel  bujo  moviamo 
La  pace  sul  labbro ,  sull’  elsa  la  man  : 

Pjù  assai  che  lo  sdegno,  l’amore  temiamo, 

S  un  cade,  non  cada  nè  solo  nè  invan. 

(partono) 


Il 


SCENA  III. 

Recinto  e  porticato  annesso  alla  Chiesa  di  San 
Lorenzo.  In  fondo  la  chiesa  stessa.  Qua  e  là 
sparse  alcune  tombe  tra  le  quali  il  sepolcro 
innalzato  di  fresco  ad  Eleonora  di  Toledo 
con  iscrizione  relativa.  Si  vedono  passare  per 
ìa  scena  alcuni  penitenti  bianchi  coperti  del 
cappuccio  della  confraternita. 

Coro  interno  di  penitenti ?  indi  Isabella. 

Stanca,  nojata  è  l’anima 
Di  questa  guerra  atroce, 

Bassa  è  la  nostra  voce 
Mesta  qual  d’ uom  che  muori 
Isab,  ( entra  sola  e  vestita  a  bruno.) 

È  questo  il  loco  :  il  sasso 
Di  Leonora  è  questo  : 

Dolce  compagna  de’  miei  giovani  anni 

Ove  sei  tu?  Ferro  crudel  recise 

Tuo  verde  stame,  ed  io 

Sola  a  piangerti  resto.  -  lo  pur  peccai . . . 

Donna  d’  altri ,  adorai 

Fior  di  grazia  e  d*  amore  un  giovinetto . . . 

0  Roma  !  o  mio  Gualtiero  ! . . 

Ogn’  altro  affetto  sorvolò  leggero , 

Tu  in  cor  rimani!  senza  te  quest’ora 
Che  lo  sposo  placato  a  me  radduce 
Tutta  gioja  sarebbe  e  tutta  luce. 

Oh  ! . .  il  consorte  ! . .  Egli  deve 

Esser  giunto . . .  egli  è  qui . . .  Preghiam ,  preghiamo  ! 

È  delitto,  è  follia 

Ogni  sospiro  che  di  lui  non  sia. 

(s’ inginocchia  alla  tomba  cV  Eleonora ) 
0  Leonora,  insegnami 
Dal  cielo  ad  esser  pura; 


12 


Scudo  mi  sia  1*  esempio 
Di  tua  crudel  ventura; 

Fa  clic  lo  sposo  reduce 
Sol  gioja  al  cor  m’apporti, 
Sulle  tue  calde  ceneri 
Giuro  d’  amarlo  ognor! 
Coro  int.  (0  fortunati  i  morti 

Che  dormon  nel  Signor!) 
lsab.  Te  fortunata!  Io  vivere 

Deggio  agli  affanni  ancor! 

Oh  !  fuggi  -  involati 
Pensier  fatale 
Di  lui ,  che  P  anima 
Scordar  non  sa... 

No  -  vano  è  il  piangere, 
Pregar  non  vale  — 

IP  inesorabile 
Memoria  sta. 


SCENA  IV. 

Giordano  ed  Adele  dal  fondo  e  detta . 

Gior.  O  v’  è  de  ssa? 

Ad.  Eccola  -  fatta 

Più  leggiadra  dal  dolore... 

Gior.  ( accorrendo  verso  Isabella ) 

Isabella! 

Isttb.  Q  mio  Signore! 

a  2. 

Sei  pur  tu,  che  stringo  al  petto  ? 

Nell’  ebbrezza  dell’  affetto 
Taccia  il  labbro  e  parli  il  cor! 

Ad.  (ad  lsab.)  Te  qui  seppe  c  ratto  accorse 
Di  sorprenderti  bramoso... 

lsab.  Dolce  Adele!..  (la  bacia  in  fronte) 


13 


Gior.  Aneli’  essa  unita 

Da  due  lune  a  giovili  sposo... 
lsab.  Oli ,  sul  calle  della  vita 

Non  ti  spuntino  che  fior! 

a  3. 

Dio  pietoso,  che  presso  all’altare 
Tanta  gioja  volesti  libata, 

Tra  le  sirti  d’  un  perfido  mare 
Prendi  tu  1*  umil  legno  a  guidar... 

Splenda  eterna  quest’  Iri  beata 
Che  degnasti  agii  afflitti  inviar!.. 
lsab>  Ov’  è  1’  uomo  che  ti  piacque 

Nomar  tuo?  (ad.  Ad .) 

Ad.  Verrà  tra  poco. 

lsab.  La  sua  patria?.. 

Gior ♦  In  Roma  ci  nacque  — 

Sorte  il  volle  in  basso  loco , 

Ma  virtute  il  prese  a  mano . . . 
lsab.  (come  cacciando  un’  idea  importuna') 

Basta  basta...  0  buon  Giordano! 

Dì,  che  m’ami:  un  solo  accento 
Di  tua  voce  m’  è  più  grato 
Che  di  mille  arpe  il  concento 
Accordate  in  suon  d’ amor  ; 

Dì ,  clic  m’  ami  -  sul  passato 
Per  noi  cada  un  denso  velo  : 

Presso  al  mondo  e  presso  al  cielo 
Tu  se’ 1’ uomo  del  mio  cor! 

Gior.  Io  sì  t’amo,  e  d*  un  affetto 

Che  comprendere  puoi  sola  — 

Da  te  lunge  ogni  diletto 
M’  era  tenebra  e  squallor  : 

Io  sì  t’  amo  ;  la  parola 
Se  non  basta,  o  dolce  amica, 

Questa  lacrima  tei  dica, 

Questa  lacrima  del  cor. 


14 

Ad. 


Son  felici,  e  anch’io  lo  sono 
Quanto  lice  esserlo  in  terra  — 

Dallo  sdegno,  dal  perdono 
Più  soave  esce  1*  amor , 

Pari  al  sol  che  dalla  guerra 
Delle  nubi  esce  più  bello, 

Pari  all’  ór  che  dal  martello 
Forza  ottiene,  ottien  splendor. 

( Giordano  ed  Isabella  restano  abbracciali ) 

SCENA  V. 

Gu aliterò  con  seguito  e  detti. 

Ad.  ( correndogli  incontro) 

T 

J.  u  sol  mancavi . . .  affretta . . . 

Guai .  (si  ferma  contemplando  il  gruppo ) 

Anche  un  istante,  o  cara; 

Di  gioja  sì  perfetta 
Troppo  è  la  vita  avara, 

Non  la  turbiam... 

lsab.  ( sollevando  la  testa')  Chi  venne4? 

Guai,  (la  riconosce) 

Ella...  gran  Dio!.. 

Ad.  ( piglia  Guai  per  la  mano ,  e  lo  conduce  ad  lsab.) 

Signora , 

L’  uom  che  mia  fede  ottenne 
La  grazia  vostra  implora. 
lsab.  ( psandolo  stupefatto i) 

Costui...  costui ...  .che  brama? 

Gior.  Sposo  a  mia  figlia  egli  è... 

lsab.  (tra  se)  (Sposo  a  sua  figlia!..  Ei  l’ama!) 

Guai.  (Ella  si  perde  -  oimè  !) 
lsab.  ( ricomponendosi ) 

Signor...  (a  Guai.) 

Qual  mai  pallore! 

Qual  mai  tremor  la  coglie! 


Coro 


lsab. 

Giov. 

Ad.  Coro 

lsab. 


Guai 


Gior ♦ 

Ad.  Coro 


(Resisti  o  cor!)  Signore... 

Perdono  ...  Antiche  doglie  . , . 

Talora  ignoto  un  volto... 

Ha  di  svegliar . . .  virtù . . . 

(Ella  il  conosce!) 

Accolto 

Ben  freddamente  ei  fu! 

(Ciel  tiranno,  un  dolor  novo 
Tu  serbavi  alla  pentita... 

Chiesi  pace  e  guerra  trovo 

Traditrice  e  insiem  tradita: 

/ 

Solo  un  uom  sorgea  tremendo 
Fra  lo  sposo  e  la  mia  fede, 

Or  quell’  unico  a  me  riede 
Adorato  ed  infedeli) 

(Ella  sposa  al  padre  mio! 

La  mia  Laura  in  Isabella  ! 

Qual  ne  avvolge ,  eterno  Iddio , 
Quale  orribile  procella! 

Lei  perduta,  io  credei  spenta 
La  virtù  del  primo  amore: 

Qui  la  trovo  -  e  s*  apre  in  core 
La  ferita  più  crudel.) 

(Trema  e  palpita  la  moglie . . . 

Si  confonde  il  giovinetto... 

Chi  mi  spiega,  chi  mi  toglie 
Quest’ orribile  sospetto... 

Padre,  sposo,  ovunque  volga 
Nell’angoscia  gli  occhi  miei, 
Traditor  sol  veggo  e  rei, 

Sangue  in  terra,  e  notte  in  ciel!) 
Quali  sguardi  !  Qual  mistero  ! 

Tra  se  ognun  mormora ,  o  tace , . . 
Ah,  fu  sogno  lusinghiero 
La  speranza  della  pace! 

Se  discordia  e  gelosia 
Deli’  amore  han  preso  il  loco , 

Non  v’  è  sole ,  non  v’  è  foco 


# 

Che  nc  vinca  il  duro  gel! 

Gior.  Andiam  Signori  -  In  questo 
Squallido  asilo  c  mesto 
Noi  cercheremmo  invano 
Il  riso  dell’ amor...  (a  Guai) 

T a  porgi  a  lei  la  mano . . . 

( Gualtiero  vuole  accompagnarsi  con  Adele  —  Gior¬ 
dano  lo  previene,  ed  additandogli  Isabella  con 
tuono  significante.) 

Alla  tua  madre!.. 


Guai.  lsab.  (Orror!) 

( Isabella  nella  massima  confusione  presenta  la 
mano  a  Gualtiero:  quindi  nel  rivolgersi ,  veduto 
il  sepolcro  d'  Eleonora  getta  un  grido  e  cade 
svenuta  nelle  di  lui  braccia .) 


17 


ATTO  SECONDO 

Ricco  gabinetto  nell’  appartamento  occupato  da 
Gualtiero  nel  palazzo  di  Giordano  ed  Isabella. 

SCENA  PRIMA. 

Adele  sola . 

Il  suo  segreto  è  là!  (additando  un  armadio  chiuso) 

Non  vista  il  vidi 

Trarne  sovente  alcuni  fogli  e  in  pianto 
Rileggerli  c  baciarli.  0  a  me  sinora 
Tormento  ignoto,  o  gelosia!  -  Sei  giorni 
In  Firenze  passammo,  e  più  severo 
E  più  mesto  ogni  giorno  è  il  mio  Gualtiero. 

Chi  me  lo  invola'?..  Il  vo’  sapere...  il  deggio... 
Non  è  Gualtiero  mio  '? 

Tutta  sua  non  son  io‘? 

Yediam  -  (s'incammina  verso  l'armadio ,  quindi 

ad  un  trailo  si  ferma  i 
Nonvposso...  Ignota  forza  il  piede 
M’arresta  -  È  colpa  il  vacillar  di  fede! 

Chi  mi  ridona  i  palpiti 
Del  confidente  petto, 

Le  care  veglie,  i  placidi 
Sonni  gioiti  un  di'? 

Chi  mi  ritorna  all’  estasi 
Di  quel  soave  alletto*? 

Ali  non  credea  fuggevoli 
Le  gioje  mie  così! 


2 


18 


S’  abbandoni  il  reo  pensiero . . .  (per  andarsene ) 
Pur...  se  a  me  non  lice  il  vero 
Indagar ,  scoprir  V  errore , 

Chi  lo  vieta  al  genitore?  — 

Siano  i  fogli  a  lui  recati 

(fa  scattare  una  molla  dell ’  armadio  che 
si  apre  e  ne  leva  un  portafoglio ) 
Così  chiusi,  inviolati, 

Ei  li  legga  e  mi  riprenda , 

Ei  la  pace  al  cor  mi  renda. 

Già  veggo  sorridere 
Del  vano  timore 
Con  fronte  serena 
Il  buon  genitor.. . 

Oli  allor  con  qual  giubilo 
Confesso  l’errore! 

Scontarne  la  pena 

Fia  lieve  ad  amor!  (via} 

SCENA  II. 

Gualtiero,  indi  Isabella. 

Guai.  ( guardando  ad  un  orologio) 

ti  già  vicina  V  ora  — 

Verrà  tra  pochi  istanti. 

(S’  apre  la  porla  di  mezzo  ed  entra  Isabella  ve¬ 
stila  di  biarico  e  con  passo  lento  e  solenne ) 
Isab.  Gualtiero!.. 

Guai .  0  mia  Signora  ! 

Isab.  Gualtiero!..  A  eterni  pianti 

M’  hai  condannata  tu  ! 

Guai.  Saran  divisi  -  Io  pure 

Altro  non  veggio  intorno 
Clic  lagrime  e  sventure 
Isab.  Di  tua  venuta  il  giorno 
Giorno  di  morte  fu  ! 


•  •  • 


19 


Guai. 


lsab . 


Guai. 

Isab. 

Guai . 


\  v 

lsab. 


Guai. 


0  miei  deliri,  o  stolta 
Speme,  che  in  cor  serrai 
Quando  la  prima  volta 
Ti  vidi  e  t’  ascoltai 
Cinta  di  fior  la  chioma, 

E  del  liuto  al  suon 
Sui  ruderi  di  Roma 
Mesta  intuonar  canzoni 

T’  amai;  mi  vider  teco 
Gli  astri  d’ invidia  accesi, 

De’  sette  colli  all’  eco 
11  tuo  bel  nome  appresi..* 

Ma  tacqui  il  nome  mio: 

Poi  nell’  estremo  dì 
Che  dovea  dirti  addio 
Sui  labbri  il  suon  morì. 

Eri  già  d’altri,  ed  ora... 

Ne  accoglie  una  dimora, 

E  un  infinito  abisso 
Pur  ne  separa... 

Ab,  sì! 

Al  mio  partir  prefisso 
Dal  padre  è  il  terzo  dì. 

a  2 

Addio . . .  per  sempre  addio . . . 

In  questo  accento  solo , 

Una  è  per  noi  di  duolo 
Intera  eternità! 

(per  andarsene ,  quindi  ad  un  tratto  si  arresta 

e  risolutamente ) 

Il  terzo  dì  dicesti?.. 

Domani  è  caccia  e  festa 
Aila  ducal  Cerreto...  v 
Me  la  fatica  arresta 
Tutta ...  la  notte ...  là . . . 

Sogno  ,  amor  mio  ? 


Vederli 

L’ultima  fiata,  e  poi... 

a  2 

Venga  la  morte  -  a  noi 
.  Grazia  il  morir  sarà!  (via) 

SCENA  III. 

Vólti  sotterranei  nello  stesso  palazzo^  destinati  a 
custodia  d"  armi.  Si  discende  a  destra  per  un 
praticabile. 

Giordano  con  lucerna  accesa  e  portafoglio  in 
mano  ed  Adele. 

Ad .  \^iver  dunque  tranquilla 
Poss’  io? 

Cior.  Tranquilla. 

Ad.  Oli ,  del  mio  dubbio  quanta 

Vergogna  adesso!  L’  error  mio  conosca 
Gualtiero . . .  tosto . . . 

Gior.  Non  ancor.  Riposto 

Eia  da  me  il  portafoglio ,  e  basti.  Spesso 
L’ amor  più  vero  a  prova  tal  non  regge... 

Meglio  tacere. 

Ad.  Il  tuo  consiglio  è  legge. 

Gior .  Qui  i  convitati  cavalieri  attendo 

Solo  -  Tu  vanne,  e  alcun  noi  sappia... 

Ad.  Intendo,  (vìa) 

SCENA  IV. 

Giordano  solo,  seduto  ad  un  vecchio  tavolo  apre 
il  portafoglio  e  ne  svolge  alcune  carte. 

Si  conobber!  s’  amar!  s’amano  ancora, 

Ancor  s’  aman  gl’iniqui!  -  un  primo  amore 


20 

Isab. 


21 


Che  non  s’  estingue  !  -  Ed  io , 

Stolto!  io  stesso  a  costei  l’amato  drudo 
Radducea  fra  le  braccia!..  E  in  lui  poneva,, 

Cieca,  intera  fidanza4?  -  0  mio  furore 
Prorompi  aitine,  e  sian  crudeli  Pire 
Quanto  fu  lungo  e  muto  il  mio  soffrire! 

SCENA  V. 

Ranieri,  Macchi  avelli,  Altoviti,  del  Prato 
Coro  di  cavalieri  e  detto . 

(. Entrano  i  cavalieri  avvolti  ne ’  loro  mantelli^ 

Dopo  un  momento  di  silenzio) 

Ran.  k5e  in  tal  loco  è  festeggiata. 

Ben  fia  triste  la  serata. 

Gior.  Lieta  fia,  per  tutti  lieta 

Cli*  hanno  un  ferro  e  un  odio  in  seno . . . 

Coro  Quali  accenti! 

Gior.  La  segreta 

Mente  vostra  io  leggo  appieno*  •• 

Perchè  cada  1’  empia  corte 
Io  son  vostro ,  e  della  morte. 

Ran .  Macc.  Alt .  Del  Prato 
Chi  ne  parla4?  Il  vecchio  amico., 

0  de’  Medici  il  cognato  *? 

Gior .  La  vendetta,  1’  odio  antico 

Da  nuov’ onte  esacerbato... 

Di  Firenze  il  disonore, 

Che  a  me  pur  fu  nido  e  stanza, 

Ed  in  fin,  trafitto  il  core 
E  perduta  ogni  speranza, 

Brama  ardente  di  morir. 

/  sudd.  Molto  è  ciò  -  ma  a  tante  vite 
Poco  ancora. 

Gior ♦  Ebben  m’udite  — 

Che  mi  regga  in  tanto  duolo 
lo  non  ho  che  un  amor  solo , 


22 


La  mia  Adele  -  e  per  lei  giuro: 

Se  vi  manco,  Iddio  possente 
Dia  tal  pena  allo  spergiuro 
Che  insiem  colga  1*  innocente  ; 

Veder  possa  abbandonata 
Vagabonda  svergognata 
La  mia  figlia  a  lenti  sorsi 
Ber  la  tazza  dei  martir, 

Possa  udirla  a’  miei  rimorsi 
Insultare  e  maledir! 

Coro  Non  più  -  ali’  opra  -  Il  tuo  progetto  ? 

Gior.  Coll’  aurora  io  là  v’  aspetto 

Dov’  è  più  la  macchia  oscura 
Di  Cerreto  in  sull’  altura. 

Ivi  il  Duca  esce  co’  suoi, 

Ivi  ascosi  sarem  noi . . . 

Doppia  caccia,  e  doppio  inganno 
Alle  lepri  ed  al  tiranno. 

Or  non  parlino  che  l’ire... 

Coro  Sia  qual  brami.  All’  avvenire 

Il  destili  provederà . . . 

Gior.  Cosa  fatta  capo  ha! 

Tutti 

Ombre  degli  avi  -  solinghe  e  gravi, 

Che  qui  di  lagrime  -  spesso  venite 
Le  irruginite  -  armi  a  bagnar, 

Temprate  il  santo  -  libero  pianto , 

Quest’  armi  vindici  -  si  desteranno , 
Risuoneranno  -  dall’  Alpe  al  mar.  ( partono ) 


SCENA  VI. 


Grande  sala  riccamente  addobbata  ed  illuminata 
nello  stesso  palazzo  di  Isabella.  Suoni  e  danze. 

Coro  di  Cavalieri  e  Dame. 

T 

A  ra  le  danze ,  tra  le  feste 
È  il  segreto  de’ viventi; 


23 


Fremali  fuori  le  tempeste 
Delle  nubi  e  delle  menti: 

Qui  due  coppie  avventurose 
Si  circondano  di  rose, 

Tutto  splende,  tutto  invita 
Alla  danza  ed  al  piacer  — • 

I!  segreto  della  vita 
Sta  nel  vivere  e  goder! 

SCENA  VII. 

Isabella  accompagnala  da  Giordano,  Gualtiero, 
Ranieri,  Macchia. velli ,  Altoviti,  Lucrezia 
e  detto . 

Coro 

Scorda  del  fragile 
Petto  gli  affanni, 

E  il  canto  rendici 
De’  tuoi  begli  anni , 

Clic  d’Arno  i  salici, 

L’  argentea  luna 
A  notte  bruna 
Sì  spesso  udir . . . 

Dei  cor  delizia, 

Saffo  novella , 

Tempra  le  armoniche 
Corde,  o  Isabella, 

E  al  voi  rispondano 
De’ tuoi  desir  ! 

Gior.  L’  arpa  s’  arrechi.  (a  Lucrezia ,  che  eseguisce ) 

ha.  Da  gran  tempo  mute 

Irrigidir  le  corde,  e  mal  risponde 
L’  estro  al  desir . . . 

Guai,  ( piano  ad  Isabella)  (0  Roma!..) 

Gior,  Almen  ti  mova 

La  comune  preghiera . . . 

Isab, 


Ebben  -  si  tenti.  - 


24 


Ghirlandata  di  mirto  c  di  cipresso 
La  casta  eburnea  lira, 

Genio  del  mesto  imaginar,  m’inspirai 

I. 


Canta  1’  estrema  volta 

Più  molle  il  cigno  esangue, 

Face ,  cui  V  esca  è  tolta , 

Guizza  un  momento  e  langue. 

Privo  d’  umore  il  fior 
Versa  un  profumo  c  muor. 

IL 

Raggi  profumi  e  canti, 

Sorrisi  miei  d’  un  giorno  „ 

Ancor  per  pochi  istanti 
Brillate  a  me  d’ intorno . .  * 

Io  son  per  poco  ancor 
Cigno,  fiammella  e  fior! 

Coro  Tutto  sorride  e  splende 

Di  voluttà  novella, 

Ma  il  canto  d’ Isabella 

* 

E  canto  di  dolor! 

Guai .  (Non  apparirmi  in  volto 

Febbre  che  m’  ardi  il  cor  !  ) 

Gior.  ( osservandoli ) 

(Chiaro  eloquente  è  molto 
Quel  duolo  e  quel  pallor  !  ) 

SCENA  Vili. 

Adele  frettolosa  con  un  foglio  ?  e  delti. 

Ad.  CiT  u  altiero . . .  o  mio  Gualtiero... 

Son  pur  felice!  -  A  suo  maggior  scudiero 
T’  elegge  il  duca  e  ti  vuol  seco  -  0  mio 
Limpido  ciel  natio... 

Colli  beati  della  mia  Firenze , 


25 


Più  a  voi  non  mi  torni  sorte  funesta!.. 

Guai.  Clic*?.. 

ha.  (Gran  Dio!) 

Gior.  (Senza  pari  infamia  è  questa!) 

Guai.  ( dopo  aver  lello) 

E  vero,  è  vero...  addetto 

Per  sempre  al  duca...  0  padre,  a  te  soltanto, 

Onde  ogni  ben  mi  scese , 

Del  novello  favor  grazie  sian  rese! 

Gior.  (con  furore  represso  che  si  andrà  mano  mano 
sfogando) 

No,  a  me  non  devi  1’  onor  carpito, 

L’  assurda  scelta,  no,  a  me  non  devi  — 
Giovili  tra  gli  ozj  nato  e  nudrito, 

Quai  glorie  conti  ne’ tuoi  dì  brevi’? 

Vergogna  è  il  premio,  clic  non  si  merla: 
io  qui  lo  anniento  ,  io  lo  calpesto . . . 

( straccia  e  giUa  il  foglio) 

Se  ciò  t’ offende,  se  insulto  è  questo, 

T  offendo  e  sprezzo...  mi  sei  stranieri 

Guai  Ab  troppo,  ah  troppo  l’onta  è  tremenda 
Che  tu  riversi  sul  capo  mio  ; 

Cli’  io  taccia ,  o  a  vili  preghiere  scenda 
Noi  vuole  il  mondo,  noi  vuole  Iddio... 

Tu  ni’  hai  d’ infamia  la  via  coperta , 

Se  non  richiami  gli  stolti  accenti, 

Dì,  che  deliri,  die  infausti  eventi  , 

T’  ombrali  di  negre  larve  il  pensici'. 

isa.  (0  mio  rimorso!  tra  tiglio  e  padre 

Dittato  è  il  guanto  -  per  me  gittato! 

A  note  scritta  sanguigne  ed  adre 
Sarà  la  storia  del  mio  peccato  — 

A  basse  invidie  quell’  alma  aperta 
Non  mai  conobbi,  non  seppi  mai: 

Deli  altra  è  l’ira,  ben  altri  i  guai 
Che  rodon  dentro  quel  core  altieri) 
lian . ,  Macc . ,  Alt.,  Coro  d' uom. 

Gli  accesi  spirti,  calma,  o  Giordano; 


26 


(a  Gior.) 


La  coimin  causa  non  sia  tradita  — 

Sopporta  e  taci  -  Non  vedi,  insano, 

Li1’  a  un  filo  pende  la  nostra  vita  ? 

Ad. ,  Coro  di  dame 
Qual  mai  di  sdegno  cagion  t’ è  offerta? 

Signor  ti  placa,  ritorna  in  pace  _ 

Se  di  Gualtiero  1’  onor  ti  spiace 
Non  sei  nè  padre,  nè  cavalieri 

Ad.  Pace,  o  miei  cari!  Errai 

Sol  io  -  Quel  ciglio  bieco 
Rivolgi  a  me  -  sperai 
Qui  rimanerne  teco, 

Ed  impetrai  dal  duca 
Il  mal  concesso  onor  : 

Chiedine  o  padre,  a  Luca 
Rei  Prato:  ei  ti  dirà  se  è  mio  Terrori 
(/  Cavalieri  si  fisano  V  un  i  altro  nella  massima 

Cav.  Luca  del  Prato  ?  confusione) 

J”a'  Col  duca  egli  era.*. 

Cav.  (sottovoce)  Noi  siam  traditi...  Sgombriam  di  «uà . . . 

Gior.  (c.  s.)  Ite,  vi  seguo  — 

*fLW:  ,  Terribil  sera! 

Jsab.,  Guai ,  / 

Ad Dame  \  ^uaI  11U0V0  fuImine!  che  mai  sarà?.. 

coi  cavalieri ,  Gual¬ 
tiero  si  mette  ginocchioni  innanzi  a  lui  e  lo 
trattiene ) 

Guai  No,  non  partir,  se  pria 

Non  m’  hai  signor  parlato  — 

Vedi  T  angoscia  mia . . . 

Io  son  disonorato  ! 


Io  giaccio  nella  polvere, 
Non  mi  lasciar  così  — 

Guai  se  sprezzato  e  vindice 
Mi  leverò  di  qui! 

Isab. ,  Ad. ,  Dame  (lo  circondano) 

Peli  !  non  voler  tu  stesso 
Restarlo  a  nuovo  sdegno  _ 


x 


Ei  pure,  ei  pure  adesso 
D’  alto  dolore  è  segno  : 

Come,  passato  il  turbine. 

Si  rasserena  il  dì 
L’ immeritata  macchia 
Dal  fronte  tuo  sparì. 

Gior .  Cessa,  deli  cessa!..  (Il  cure 
Non  regge  a  tanto  affanno; 

Odio,  vendetta,  amore 
Strazio  crudel  ne  fanno  — 

Che  più?  Venga  il  carnefice, 

Fermo  1*  attendo  io  qui... 

Meglio  morir  fra’  spasimi 
Che  tormentar  così  !  ) 

limi.,  Macc.,  Alt.,  Cav.  ( circondando  Giordano  e  tra- 
scinandolo  seco  loro ) 

Vieni,  partiam  -  Dell’  angue 

Pronto  è  già  il  dente ,  e  fiede  • .  » 
Risponderai  col  sangue 
Tu  della  data  fede... 

A  questo  immotdo  carcere, 

Donde  ogni  onor  fuggì, 

Ritornerem  terribili 

In  più  felice  dì!  ' 

(partono  in  gran  confusione.) 


28 


ATTO  TERZO 

Sala  gotica  nella  villa  di  Cerreto.  In  fondo  grandi 
fenestroni  a  sesto  acuto,  ed  a  vetri  colorati. 
Quello  di  mezzo  mette  ad  un  poggi uolo  che 
dà  sul  parco.  -  Ai  lati  le  statue  di  Saffo  e  di 
Dante.  È  notte  e  temporale  al  di  fuori.  Di 
dentro  la  sala  è  debolmente  rischiarata  da  una 
lampada. 


SCENA  PRIMA. 

Lucrezia  ad  una 
ed  Isabella. 

Isab ♦  Orrenda  notte!  Un  mare,  nn  mar  di  foco 
Sembra  il  ciel  folgorante...  Oli,  degna  Ilice 
A  colpevole  amor!  -  Nissuno  ancora 
Giunge?  (a  Lucri) 

Lue.  Nissuno. 

Isab.  E  già  passata  è  Torà! 

S’ ei  non  venisse?  0  s’  altri 

Giungesse  in  vece  sua?..  Se  di  Giordano 

11  severo  cipiglio  ♦ . . 

Dammi  Tarpa,  Lucrezia... 

( Lucrezia  le  arreca  V  arpa  :  Isabella  lenta 
alcuni  accordi,  poi  ad  un  Ir  allo  la  ab- 
bandona) 

Invano  -  invano  ! 

Ei  mi  promise ...  al  suo  venire  un  canto 


delle^ .  fone sire  in  attenzione 


29 


Farà  suonar  -  Porgi  P  orecchio  attento . . . 

L’odi  tu  torse? 

Lite.  Nulla 

Fuorché  il  mugghio  del  tuono  e  quel  del  vento. 
Isab.  Ben  sei  cruda,  o  fanciulla... 

Di’  che  ti  sembra  almen!  -  Non  vedi?.,  io  muojo. .. 
Triste  presagio,  che  m’agghiaccia!  Il  gufo 
Dalla  gotica  torre  urla  di  nuovo . .  . 

Dove  amore  invocai,  morte  sol  trovo. 

Lue.  { ritraendosi  dalla  feneslra) 

Silenzio...  un  passo...  alcuno  arriva... 

Isab.  0  pene 

Per  lui  sofferte,  io  già  vi  scordo  -  Ei  viene!  — 

(escono  precipilos  a  mcnle). 

SCENA  II. 

Giordano  solo. 

(E nlra  per  una  porta  segreta.  Sarà  vestita  di  nero  c 
in  gran  disordine .  -  Il  temporale  continua.) 

Qoi  sola!  Io  ben  m’ addiedi  -  Essa  lo  aspetta! 

Ma  questa  volta  almeno 

Più  che  1*  amor  veloce  è  la  vendetta.  — 

Speranze  della  vita 
Addio!  Svelata  la  congiura,  appesi 
I  complici  al  bargello,  io  pur  domani 
Preso  e  dannato...  Non  perdona  il  duca, 

Nè  perdon  cerco  o  voglio... 

Anche  appiè  del  sepolcro  àvvi  un  orgoglio! 

Ma...  costei  viver  de’?..  Vivere  al  sozzo, 

All’infame  amor  suo?..  Forse  al  dolore 

Di  mia  figlia  e  alla  morte?..  *)  0  ciel  tremendo, 

*)  (tuono  di  fuori) 

T’ intendo  sì ,  t’ intendo  . . . 

Io  consiglio  ti  chieggo,  e  in  feral  suono 
Tu  rispondi  coi  fulmini  e  col  tuono! 


30 


SCENA  III. 


Isabella  e  detto. 
Isab.  ( alterila  al  vedere  Giordano ) 

(Egli!) 

Gior.  ( con  amara  ironia) 

Inatteso  e  grave 
Forse  io  qui  giungo... 

Isab.  Ancora 

Tal  non  mi  fosti . . . 

Gior.  Volsero 

Già  molte  ore,  o  signora, 

Ch’  io  vi  sospiro  . . . 

Isab.  È  ver! 

Gior.  Ore  per  voi  di  giubilo  . . . 

Isab.  Tu  pensi,  o  mio  consorte?.. 
Gior.  Non  v’ allettar  le  caccie, 


Non  dell’  allegra  corte 


Isab. 

Gior.(c 

Isab. 

Gior. 


Tsab. 

Gior. 

Isab. 


Gior. 

Isab. 

Gior. 


Gli  omaggi  ed  i  piacer? 

Più  che  di  gioje,  affranto 
Uopo  ha  di  pace  il  core... 

5.)  Dolce  bisogno  e  santo, 

Che  il  mio  venir  turbò... 

(Gran  Dio!) 

Giungendo  parvemi 
Altr’  uom  Ira  1’ ombre  scorgere... 
Chi  sia  quell’ uom  tu  sai... 

Nulla  vidd’  io  nè  §o. 

Nulla?..  Il  bel  volto  esilara, 
Perchè  tremando  stai? 

Conte,  tremar  d’angoscia 
L’  accento  tuo  mi  fa  ■ — 

Solo...  a  quest’ora...  oli, 

A  me  non  pensi  or  già  ! 

Deli  !  se  sventura  avvenne... 
Sventura...  oli  sì,  sventura  — 


narrami. 


31 


Ina  ve  n’ha  sicura... 

Or  di’,  colui  che  venne, 

L’  uom  desiato  ov'  è? 

Isab»  Ogni  tuo  detto  è  brando... 

Gior.  ( prorompendo ) 

So  tutto...  è  invan...  la  storia 
Dell’ amor  tuo  nefando... 

Isab.  Ah,  ben  crudel  tu  se’! 

Pietà,  signor!  Partiamo... 

Gior.  Partir?..  Costei  mi  prega? 

Partir  ?  . .  No  no ,  restiamo  — 

Dir  te  ’1  dovrebbe  il  cor  : 

Me  la  vendetta  or  lega 
Dove  te  tiene  amor. 

(  Voce  di  fuori ,  che  canta ) 

„  Una  fila  di  nuvole  d’  argento 
„  Innamorate  al  raggio  della  luna 
„  Vanno  pel  cielo  portate  dal  vento 
n  Per  salutarti,  o  bella  creatura...,, 

Gior.  (afferrando  Isabella  per  il  braccio ) 

Nota,  panni,  ad  entrambi  è  la  voce, 

Sì  soave,  sì  pura  ad  udir... 

Ebben  trema!..  Ella  è  grido  feroce, 

Ella  chiama,  ella  sforza  a  morir! 

Oli,  la  morte!  Io  la  chieggo,  la  bramo, 

Sarà  line  d’immensi  dolor... 

Maledetto  quel  giorno,  clic:  T  amo! 

Disse  il  labbro,  e  fu  gelido  il  cor. 
All’offesa  s’accresce  l’insulto? 

Ben  se’  razza  de’ Medici  tu! 

Morrò  anch’io,  ma  non  solo  nè  inulto 
Di  ferir  sinché  il  braccio  ha  virtù. 

Meco  or  vien  -  più  leggiadra  all’  aperto 
Ti  parrà  la  gentile  canzon... 

( trascinandola  verso  il  póggiuolo) 
No,  mio  Dio,  tanto  strazio  non  merto  . . . 
Gior.(c.s.)  Vien . . . 

Isab. 


Jsab . 


Gior . 


Jsab. 


Pietà!  deb  il  femmina  io  son! 


32 


( Giordano  la  trascina  oltre  il  verone  che  si  chiude 
sul  pogghiolo.  -  Dopo  un  momento  s’  ode  un 
grido  acuto.  -  Giordano  ritorna  sulla  scena 
esterrefatto  ed  ansante.) 

SCENA  IV. 

Gualtiero  e  detto . 

Guai •  Isabella  ! . .  ov’  è  ? 

(cercandola  senza  accorgersi  di  Giordano) 

Gior .  T’attende! 

(Lo  afferra  per  la  mano  e  dischiude  le  imposte. 
La  luna  che  trapela  fra  le  nubi  e  le  piante 
del  parco  illumina  il  cadavere  d' Isabella  stesa 
sul  poggiuolo) 

Guai.  Morta!..  Il  barbaro  chi  fu? 

Gior.  (in  tuono  solenne) 

Pensa  a  lei,  ch’or  ti  difende... 

Guai .  Chi  la  uccise  ? . .  Ali ,  forse . . . 

(in  alto  di  sguainare  la  spada  contro  Giordano) 

Gior.  (gillandogli  freddamente  a ’  piedi  il  portafoglio) 

Tu!.. 


CADE  IL  SIPARIO. 


AVVERTIMENTO. 

Il  proprietario  del  presente  libretto,  invita  i  signori  Tipografi, 
e  Lihraj  ad  astenersi  «ialBa  ristampa  «Scilo  stesso,  e 
dalla  introduzione,  o  vendita  «li  ristampe  non 
autorizzati  «lai  proprietario ,  dichiarando  clic  altri¬ 
menti  procederà  con  tutto  il  rigore  contro  chiunque  si  rendesse 
colpevole  di  simili  infrazioni  de’  suoi  diritti  di  proprietà  a  lui 
derivati  per  legittimo  acquisto,  e  sanciti  dalle  provide  Leggi 
vigenti. 


lordano ) 

imposti 
a  piante 
la  stesa 


tipografi, 

‘SSO,  C 
>e  non 

lie  altri- 
rendesse 
ita  a  lui 
de  Leggi